L'opus reticulatum (dal latino "opera a rete") è una tecnica costruttiva romana antica, usata per i muri, che consiste nel posizionamento di piccoli conci di pietra a forma di piramide tronca (tipicamente di tufo) con la base quadrata rivolta all'interno del muro e la punta verso l'esterno. Questa tecnica crea una superficie muraria che assomiglia a una rete, da cui il nome.
Descrizione e Tecnica: I conci, tagliati con una certa precisione, venivano incassati in un nucleo di opus caementicium (una specie di calcestruzzo romano). La disposizione diagonale dei conci a rete conferiva al muro una notevole solidità e resistenza. La precisione del taglio e della posa variava a seconda del periodo e della qualità dei lavori. La superficie a vista veniva spesso ricoperta da intonaco o stucco, talvolta decorato con pitture murali.
Materiali: Il materiale più comune utilizzato per i conci era il tufo, una roccia vulcanica relativamente facile da lavorare. A volte, si utilizzavano anche altri tipi di pietra, come il calcare. Il opus caementicium era composto da malta, inerti (come pozzolana, ghiaia e frammenti di pietra) e acqua.
Storia e Diffusione: L'opus reticulatum si sviluppò a partire dal I secolo a.C., sostituendo progressivamente l'opus incertum, una tecnica precedente che utilizzava pietre di forma irregolare. L'opus reticulatum raggiunse la sua massima popolarità durante l'età augustea e il periodo giulio-claudio (I secolo d.C.). Successivamente, venne gradualmente soppiantato dall'opus testaceum (muro in mattoni). Si diffuse ampiamente in tutta l'area dell'Impero Romano, specialmente in Italia.
Vantaggi e Svantaggi:
Esempi: Molti edifici romani antichi presentano muri realizzati in opus reticulatum, tra cui ville, terme, teatri e case. Esempi notevoli si possono trovare a Pompei, Ercolano e Roma. La Villa dei Pisoni a Baia è un ottimo esempio dell'uso di questa tecnica.